Libri


Saggistica Essays

Le parole dell’economia. Viaggio etimologico nel lessico economico, 2022, Il Sole 24 Ore, Milano

Le parole dell’economia, molto di frequente, fanno anche paura. Anche? Sì, anche, cioè unitamente al mistero che recano in sé. Il sostantivo “debito”, per esempio, talora risulta tormentoso: ciò non è affatto casuale: nelle proprie origini romanze, esso implica nettamente l’essere costretti o l’essere destinati e, in alcune testimonianze letterarie, ha a che vedere pure con la morte. Di certe crisi, tuttavia, siamo responsabili. Il verbo greco κρίνειν (krìnein), da cui crisi deriva, anticamente, aveva il significato di separare, in virtù della propria radice, ed era connesso con la trebbiatura. In pratica, indicava l’attività di separare la granella del frumento dalla paglia e dalla pula. La crisi, dunque, contiene in sé una scelta fatta dopo una separazione, un taglio. Ogni parola “racconta”, quasi da sé, cioè senza l’intervento del narratore, una vicenda economico-creativa e sociale, può esaltare o annientare un legame, condizionare, in un modo o nell’altro, la stabilità d’un Paese.

 

Grammatica umoristica. Storie di ministri, scrittori, manager e blogger sgrammaticati, 2019, Margana Edizioni, Trapani

Possiamo dire e scrivere le parolacce? La buona grammatica, che precede la buona scrittura, non esclude l’uso della parolaccia, non è una prassi contemplativa, ascetica, asfittica, salottiera e per signorotti ammuffiti. Forse che appare più elegante rifugiarsi in una sorta d’inglese virtuale, come fanno i mestieranti dei social network? Blogger, content manager, digital media strategist, web writer, web marketing manager, e chissà quanti altri ambigui personaggi nascono ogni giorno dal wikiconcepimento, diventano wikistudenti e si proclamano wikimanager: prudenza e buon senso, congiuntivi e punteggiatura, stile e contenuti scompaiono, schiacciati da coloro che in poco più di un decennio hanno fatto fuori tutto ciò che è stato prodotto dai tempi delle tre Corone fino a quelli di Tullio De Mauro & Co. Dunque: meglio una parolaccia pertinente e limpida! Siamo convinti di ‘capirci’, anche se il nostro discorso è diventato illusorio, impreciso e, molto di frequente, grottesco.


In principio era il debito Il linguaggio dell’economia e della finanza: messaggio, paradosso, spiegazione, 2017, CGIL, Trapani-Palermo

Il più accattivante tra i paradossi dell’economia e della finanza è rappresentato da un’arte che non facciamo fatica a definire diabolica e con cui si rende possibile e legittimo per alcuni ciò che per un padre di famiglia o un piccolo imprenditore sarebbe un reato grave. Dunque, è possibile e legittimo vendere ciò che non si possiede, come fece Totò in Totòtruffa 62, vendendo la Fontana di Trevi a un turista in cerca di facili affari; è possibile e legittimo ottenere parecchi milioni di euro in prestito da una banca in poche ore, laddove la semplice istruttoria di un mutuo fondiario dura, talvolta, anche un mese; è possibile e legittimo, in conclusione di questo breve spunto, guadagnare tanto denaro, pur facendo fallire la propria azienda e mandando in rovina famiglie e governi. Possibilità e legittimità sono due categorie linguistiche amplissime e che, qui, si dilatano fino a perdere i confini della semantica essenziale. In questo libro, si tenta di dimostrare che l’analisi e la scoperta d’un certo sistema di linguaggio possono rivelare forme e metodi di profitto.

 

L’intelletto sanguina Parola di schizofrenico, 2009, Marcenò Edizioni, Palermo

Sul volto di questo paziente non si fa fatica a riconoscere il segno dell’irreversibilità della malattia; sembra che per lui il tempo convenzionale non scorra, fissato in una sorta di atemporalità mitologica in cui si celebrano i riti di un regno invisibile. La sua giornata è inquadrata dalla volontà altrui e scandita dall’ingestione di un necessario cocktail di psicofarmaci. Tra una pillola e l’altra, tra un tentativo di evasione dalla comunità e l’altro, è solito intrattenere i propri interlocutori con storie senza trama di un mondo senza realtà: ininterrottamente, appassionatamente e disordinatamente mette in fila significanti e significati, senza che gli uni abbiano un qualche legame di appartenenza agli altri.

 

Psicosemantica della devianza Il sistema di linguaggio del detenuto extracomunitario, 2008, Bonanno Editore, Acireale-Roma

Sul volto di alcuni di loro, talora, prendono forma il vuoto ideativo, l’apatia e la freddezza, talaltra, tra una smorfia d’imprecisato dolore ed un discorso grave e frammentato, s’insinua il delirio d’ innocenza seguito, tragicomicamente, dall’apparente, mistificata, assunzione di responsabilità. I protagonisti di questa scena ioneschiana sono dei detenuti extracomunitari, a proposito dei quali si può riscontrare inequivocabilmente un disturbo del pensiero e della personalità. Il signor K è un nordafricano di quarantadue anni: grava su di lui la terribile accusa di violenza sessuale ai danni di una bambina di undici anni, figlia della donna alla quale il soggetto si è unito poco dopo l’arrivo in Italia. La signora X è un giovane donna africana, trentenne, proviene dalla Costa d’Avorio e non comprende per niente la lingua italiana, avendo vissuto, come altri suoi connazionali, la tragica esperienza della detenzione poco dopo l’arrivo in Italia. Il suo sguardo sembra infisso al suolo e tale rimane per tutta la durata dell’incontro. La sua complessione è abbastanza robusta; il suo aspetto è molto poco curato; è maleodorante ed ha gli occhi cisposi. L’analisi  dei linguaggi della devianza è un tentativo di ricostruire l’identità di individui viventi spesso sottratti alla propria evoluzione psicosociale.


Assenza narrante Laboratorio della funzione linguaggio, 2006, Bonanno Editore, Acireale-Roma

Nell’epoca delle neuroscienze, è ancora possibile che gli studi sul Linguaggio tengano conto di convenzioni e regole linguistiche? Il rifiuto dell’ignoto e la mitizzazione delle convenzioni linguistiche, spesso, si fondano integralmente sull’ istanza della semantica dell’oblio. Se non si è disposti ad ammetterlo, cosa si può dire di Proust, il quale, attraverso le pagine de La Recherche, ci mette a parte dei propri disagi di natura nevrotico-ossessiva, tanto da denunciarsi incapace di scrivere un’opera narrativa di senso compiuto? Allo stesso modo in cui, nel sogno, ciascuno di noi fa “esperienza” della propria identità originaria, benché ciò avvenga per spostamenti di significati ed elaborazioni secondarie, così nella scrittura, l’Io scrivente si scompone nei volti di protagonisti e deuteragonisti e si ricompone, a poco a poco, nel climax finale. Dire “è rosso” non è lo stesso che dire “mi sembra rosso”. Un cervello dice le stesse cose che direbbe una macchina, se sostituita ad esso?


La sindrome dello scrittore ovvero ludus sexualis, 2005, Giuffrè Editore, Trapani

 

 

 

 

 


Narrativa Novels

Questo è il mio sangue, 2022, A&B Editrice, Acireale-Roma

Yeshùa ha spesso mal di piedi, ma è camminatore infaticabile; è permalosetto col piglio del comando. Lo considerano ribelle o riformatore. È un uomo che soffre e gioisce, s’imbizzarrisce e si diverte. È litigioso, dispotico, implacabile; il linguaggio della Missione è violento, indivisibile, esasperante, l’amore che lo caratterizza è un rischio: l’esistenza n’è annientata. I seguaci devono rallegrarsi ed esultare di insulti e persecuzioni causati dall’unica scelta possibile. Chi lo segue non si sentirà dire “ti amo”. Eppure, Myriam ne è innamorata, così altre donne. Pietro, pur essendo designato, stenta a decifrare il suo messaggio; mentre Giuda ne intuisce il senso profondo e accetta il sacrificio estremo. Tutti fino alla morte e oltre.

 

#SonoDiventatoMiaMoglie (romanzo), 2014, Edizione Ideedisuccesso, Palermo

In una commedia umana fatta d’intrighi, personaggi senza volto, baciapile e fole, fa irruzione un diavoletto sessantenne,  professore di lettere e cantastorie raffinato, sempre pronto ad usare la parola come preludio d’intima confessione. Chi gli s’appressa freme e teme d’essere messo a nudo. Augusto Pandossa appartiene ad un mondo in cui i segreti sono denuncia di fragilità. Dedito ad una sessualità atipica, di notte s’aggira per i vicoli della città vecchia in cerca di transessuali, ma non ne fa mistero, così da attirare su di sé ogni forma di riprovazione. Nello stesso tempo, è un padre devoto e premuroso, un uomo in grado di far vedere e toccare l’allegoria d’un terribile lutto, fino a quelle ultime righe valide grazie alle quali un lettore ritrova i frammenti della propria memoria.

 

 

Il corpo nella stanza (romanzo), 2007, A&B Editrice, Acireale-Roma

Sul tavolo un po’ di carta straccia, una penna ed un posacenere colmo di sigarette fumate a metà; alle pareti nient’altro che qualche macchia d’insetti spiaccicati; sul pavimento frammenti di bottiglie distrutte; sul protagonista l’inconsistente luce giallognola filtrata dalle gelosie. Fuori della stanza si celebra in famiglia la vigilia di Natale. Le note gravi del Valzer dell’assenza, accompagnando la smorta concelebrazione, generano visioni accolte unicamente dal protagonista, intellettuale che ha già rifiutato sé stesso: un tempo, era uno stimato docente universitario, ma scriveva libri che nessuno leggeva; giaceva su corpi di donne del cui fremito non godeva affatto; decretava la vacuità d’un’arte che amava con passione ardente, perdendosi nelle trame dei suoi romanzi. Affetto dalla sindrome di don Chisciotte, si vedeva fiammiferaio e cantastorie presso le stazioni: ad ogni fiammella accesa per i passanti seguiva una storia in cambio di qualche centesimo… Il VI klavierstucke di Schoenberg è appena udibile entro quelle quattro pareti.


Teatro Theater


L’uomo che ha appena smesso di fumare (continuando a fumare). Un paradossale Riccardo III, 2021, Amazon.

Quest’uomo che ha appena smesso di fumare viene fuori da un buco dell’esistenza; abbandona quasi subito il soprabito letterario e si presenta al pubblico con la massima “il mio pensiero è azione”: allora, è irriverente, dispotico, ingannevole e mefistofelico, allo stesso modo in cui è divertente, intelligente, intraprendente, appassionato, ingegnoso e, a tratti, quasi romantico. Il suo obbiettivo è, apparentemente, la gloria che potrebbe giungergli dall’ottenimento dell’eredità regale, sebbene non sia facile capire quale tra le tante ombre dell’orgoglio e della fama lo incalzi e lo frustri. Gli si oppongono le donne del proprio parentado, di cui non può fare a meno, ma che non esita a rifiutare o, addirittura, a maltrattare entro i confini invisibili di una saga della lotta tra l’uomo e l’occulta forza uterina: l’intrigo, la morte e il desiderio sensuale sono la connotazione autentica, conseguenza inevitabile, del meccanismo di rimozione. Riccardo III appartiene a noi, è uno di noi, tra di noi, ma è più coraggioso di noi: è perfettamente in grado di uccidere con freddezza chi tenta di ostacolarlo e, poco dopo, proporre un amplesso alla presunta amante di turno; è primitivo e bestiale perché non è più protetto o contenuto da alcuna membrana sociale; è un po’ Amleto, un po’ Lady Macbeth, ma anche un po’ Sir John Falstaff.  


Figli in mutande Per una memoria degli olocausti, 2018, Officina Teatrale Tamè, Marsala

 

 

 

 

 


Shakespeare bucato e rimosso Tragicommedia ispirata da un paradossale Riccardo III, 2017, non ancora pubblicato / rappresentato

Vendo casa per comprare orologio Tragicommedia di amore, morte, sesso, matrimonio e adulterio, 2008, A&B Editrice, Acireale-Roma

L’intreccio amoroso sembra opera di un Mefistofele stakanovista, un povero diavolo ostinato e, per ciò stesso, noncurante del fatto che le proprie trame si annullano sulla scena a causa di personaggi comicamente incapaci di interpretare sé stessi. Il linguaggio di individui viventi senza identità – e senza la ragionevole speranza di guadagnarne una – somiglia molto allo schizofrenese: psicosi, violenza sucidaria ed omicidaria e sesso entrano a far parte di una quotidianità muta e piatta. Si “tradisce” fin da principio, pur nell’assenza di autentico soddisfacimento, dunque: si continua a “tradire” fino a concepire il matrimonio come l’unica violazione dei legami erotici permanenti. Il guaio è che nessuna delle relazioni è sottratta al disastro. I dilemmi si fanno opprimenti – tanto da far nascere allo spettatore-lettore anche il dubbio morale –, ogni qual volta in cui una madre rapita dai propri bisogni trascura il proprio figlio, un padre diventa transessuale, uomini e donne si uccidono per guadagnare la via del libertinaggio: grapho-cronaca di una vita qualunque.


Né giusti Né ingiusti Memoria di un processo senza difesa, 2003, Città di Marsala

Riscrittura dell’Apologia di Socrate

 

Poesia Poetry

Riferite ciò che avete visto, 2021, Amazon

Io non sono un poeta e diffido chiunque si accinga a leggere queste righe dall’attribuirmi un titolo che non merito. Leopardi, Celan, Rilke, Montale et alii: se sono poeti loro, di certo non posso esserlo io (…) Nello stesso tempo, non sono uno scrittore; non lo sono né potrei esserlo perché l’appellativo, quantunque riconosciuto dai più come merito, mi costringerebbe a girovagare tra i mercati del mondo a sedurre compratori d’ogni genere e specie. Mann, Dostoevskij, Pirandello, Calvino et alii: se sono scrittori loro, di certo non posso esserlo io (…) Se fossi stato sufficientemente coraggioso e risoluto, avrei fatto il medico; sarei diventato uno di quei medici che vanno per le vie del mondo a sottrarre gli uomini alla morte o per lo meno a difenderli da essa.